RACE, IL COLORE DELLA VITTORIA

da Domenica, 15 Maggio, 2016 a Lunedì, 16 Maggio, 2016
Race manerbio politeama 2016

Dopo il grande successo dello spettacolo teatrale di federico buffa “le olimpiadi del 1936” non mancate alla nuova, emozionante, versione cinematografica.

CINEMA POLITEAMA DI MANERBIO
Domenica 15 maggio ore 21 e Lunedì 16 maggio ore 21

 

TRAMA
A 35 anni dalla sua morte, Race - il colore della vittoria racconta la storia di Jesse Owens, l'atleta vincitore di quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936 attraverso la voce di sua figlia Marlene, promettendo di smentire alcune falsità sulla vita del campione come, ad esempio, di quando il Führer non volle stringergli la mano. Ambientato tra Berlino e Montreal, Race rivela al mondo la versione del suo protagonista, non ascoltato in vita, su come a evitarlo non fu il cancelliere tedesco quanto l'allora presidente americano Franklin Delano Roosevelt, che non lo ricevette mai alla Casa Bianca, timoroso della reazione che avrebbero avuto gli Stati del Sud in piena campagna elettorale. Nato e cresciuto nell'America della grande depressione, permeata dal razzismo e dall'immobilismo sociale, Owens divenne leggenda nel 1936, quando, nello stadio Olimpico di Berlino vinse i 100 metri, il 3 agosto, il salto in lungo, il giorno dopo, ancora il 5 i 200 metri e, il 9 agosto, la staffetta 4x100. Quattro medaglie d'oro che azzerarono la fama del beniamino di Adolf Hitler, l'atleta tedesco Luz Long, e che sconvolsero l'opinione pubblica, annebbiata dal mito della supremazia della razza ariana.

RECENSIONE
Trionfo nero su camicia bruna. È la vittoria dell'atleta afroamericano Jesse Owens, che alle Olimpiadi di Berlino, nel 1936, si aggiudicò 4 medaglie d'oro in faccia a Hitler, infuriato per quel primato offensivo rispetto alla pretesa superiorità ariana, propagandata sotto le svastiche. E adesso Race. Il colore della vittoria (dal 31), biopic di Stephen Hopkins incentrato sulla parabola ascendente di Jesse, dal 1934 al 1936, racconta l'icona mondiale dell'uguaglianza in nome dello sport. A incarnare lo sprinter amato da Leni Riefenstahl, la regista del regime nazista che nel più bel documentario sportivo della storia, Olympia. Parte 1, gli dedica intensi primi piani, per esaltarne grazie e velocità, c'è Stephan James. L'attore, già attivista dei diritti civili in Selma, ieri ha lanciato il film al Coni. «Per me, Owens non è solo un eroe americano di colore, ma anche un eroe mondiale, al quale in molti guardano, sia come atleta che come essere umano. Entrare nei suoi panni è stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita», dice l'interprete, sottoposto ai più duri allenamenti per imparare a correre nello stile di Jesse. Anche se 80 anni dopo il nazismo si ricorda la reazione furiosa del Fuhrer all'Olympia Stadion, dove il film è stato girato, va notato che neanche il presidente USA Franklin D. Roosevelt volle ricevere il campione alla Casa Bianca. Soltanto nel 1976 il presidente Gerald Ford invitò Owens formalmente, per ricevere il primo riconoscimento per i suoi successi sportivi. Del resto, le Olimpiadi berlinesi, le più importanti di sempre, sia per le difficoltà geopolitiche che bisognò superare (l'America voleva boicottarle), sia per la temperie storica, si ricordano ancora: dopo di esse nulla fu più come prima. E quel ragazzo povero, che dall'Alabama della Depressione sparigliò l'agenda razzista di Hitler, ora rivive sul grande schermo. «Anche oggi c'è del razzismo strisciante: basti vedere che cosa è accaduto a Hollywood, prima degli Oscar», riflette James. Morto nel 1980, Owens, nato in Alabama e adolescente a Cleveland durante la segregazione, cercò fortuna a Hollywood. Ma, a differenza del campione olimpico Johnny Weissmueller, che sfondò come Tarzan, Jesse non riuscì a fare carriera.

 

Data: 15/05/2016 Ultima modifica: Lun, 09/05/2016 - 10:11