LA SECONDA ETÀ DEL FERRO NELLA PIANURA BRESCIANA

All'inizio del IV sec. a.C. popolazioni galliche di civiltà La Tène, di provenienza transalpina, migrarono nell'Italia settentrionale: gli Insubri e i Cenomani occuparono il territorio traspadano, fondando rispettivamente Milano e Brescia, altre tribù (Boi, Lingoni e Senoni) si spinsero nel resto della penisola.

Nell'area della pianura bresciana si stanziò la tribù dei Cenomani, ben conosciuta grazie a numerosi ritrovamenti. Gli abitati non sono noti, ma sulla base dei resti funerari è possibile dedurre che l'insediamento fosse caratterizzato da piccoli nuclei sparsi nella campagna, distanti tra loro pochi chilometri e di breve durata. I corredi delle tombe consentono di delineare le caratteristiche principali del costume femminile e maschile. Il rito in uso presso i Cenomani fu dal IV al II sec. a.C. quello dell'inumazione, con la deposizione del cadavere in una fossa scavata nella terra. Le defunte erano accompagnate da elementi di ornamento come il torques, un collare di bronzo a capi aperti, poco diffuso al di fuori dell'area cenomane; braccialetti d'argento a serpentina, portati al braccio destro, di bronzo al braccio sinistro, collane di perline di vetro, anelli. Meno conosciuto è il costume maschile, connotato dagli elementi tipici del guerriero ovvero la spada, una lancia e l'elmo, di cui l'unico esemplare noto in Lombardia proviene da una tomba a inumazione presso Gottolengo.

Dopo il II sec. a.C. l'inumazione fu sostituita da una forma di biritualismo che prevedeva la cremazione per il guerriero e l'inumazione per le donne e i bambini.

Alla fine del III e all’inizio del II sec. a.C. la pianura a nord del Po fu interessata dalla penetrazione romana, dapprima attraverso alcune imprese militari contro le popolazioni galliche e la deduzione di colonie (Cremona nel 218 a.C.). Successivamente, la coesistenza pacifica della componente gallica e di quella romana, diede origine a un processo di acculturazione che si riflettè nell'adozione da parte dei Galli di usanze romane, e tale processo fu sancito giuridicamente nel 49 a.C. dal conferimento della cittadinanza romana ai Galli transpadani da parte di Cesare.

In territorio bresciano, ricche di reperti celtici sono le regioni dell'anfiteatro morenico del Garda e la porzione di pianura tra la confluenza dei fiumi Mella e Chiese nell'Oglio. Gli importanti ritrovamenti avvenuti nel territorio di Manerbio sono tutti di carattere sporadico, non accompagnati da scavi scientificamente condotti; nel 1927, in località Vigna Vecchia presso la Cascina Remondina, fu scoperto un ripostiglio di manufatti d'argento per la bardatura del cavallo: 14 falere di lamina d'argento lavorata a sbalzo e altri elementi di guarnizione. Di notevole importanza anche il ripostiglio di monete d'argento rinvenuto nel 1955 in località Gavrine Nuove. Formato da 3931 esemplari di dracme padane databili tra l’inizio del II e il I sec. a.C., rappresentò forse il tesoro di un santuario o di un gruppo di tribù confederate. Al 1957 risale il ritrovamento isolato di una spada di ferro, in località Roncagnà, pertinente probabilmente a una sepoltura maschile; al corredo di una o più sepolture sono da attribuire anche i ritrovamenti, oggi non più localizzabili, di alcuni ornamenti di bronzo: un torques, quattro armille e una fibula di tipo Certosa.

 

(S.O.)

 

Ultima modifica: Mar, 07/07/2015 - 12:40