MANERBIO ED IL TERRITORIO CIRCOSTANTE IN EPOCA ROMANA

Allo stato attuale delle ricerche, il quadro del processo di popolamento del territorio bresciano tra la tarda età repubblicana ed i primi secoli dell'impero romano appare ancora poco chiaro. La situazione degli studi e delle ricerche riguardanti le perse zone, infatti, non è uniforme: i ritrovamenti sono per la maggior parte casuali e le indagini di superficie, spesso non sistematiche, danno informazioni parziali e di difficile interpretazione. In particolare, per quanto riguarda la centuriazione del territorio bresciano sono stati inpiduati tre interventi persi, che gli studiosi hanno datato con approssimazione.

Le ricerche hanno comunque rivelato un quadro molto vario, con differenze sensibili nella distribuzione del popolamento in aree perse,, sia a causa della natura e della posizione dei terreni, sia per la vicinanza o meno dei corsi d'acqua, paludi, fonti di approvvigionamento di materie prime (boschi, miniere,...). Di conseguenza, la situazione dell'insediamento umano antico appare assai articolata e caratterizzata da persi modelli tra cui coloniae, vici, villae ed edifici rurali isolati.

Le coloniae sorsero sia in luoghi non abitati in precedenza, sia, come avvenne più di frequente (ed è anche il caso di Brixia), su insediamenti preesistenti. I centri fondati o riorganizzati dai Romani erano generalmente contraddistinti da un impianto urbanistico a scacchiera, più o meno regolare, cinto da mura difensive ed organizzato intorno allo spazio centrale del Foro, sul quale si affacciavano alcuni dei principali edifici pubblici.

Contemporaneamente ai centri maggiori andò poi gradualmente organizzandosi il territorio.

Numerosissimi dovevano essere i vici, insediamenti di più modeste dimensioni rispetto alle coloniae, che, essendo dotate di strutture pubbliche, si ponevano come punti di riferimento per i piccoli nuclei abitati circostanti. Sorti di preferenza nelle vicinanze delle principali vie di comunicazione, sia stradali che fluvio-lacuali, essi fungevano spesso anche da stazioni di sosta (mansiones e mutationes) per commercianti e viaggiatori, nonchè da luoghi di mercato e di scambi.

Per il territorio a sud di Brescia, l'unico abitato accertato di questo tipo, la cui esistenza è per ora attestata solo da fonti epigrafiche, è il vicus Minervius (probabilmente corrispondente all'attuale Manerbio), forse già di fondazione preromana. Gli abitatnti di tale centro furono, infatti, i dedicanti di quattro piccoli altari in pietra di Botticino, uno dei quali rinvenuto forse proprio a Manerbio e donato al Museo di Brescia dalla famiglia dei nobili Di Rosa. Gli altri tre provengono rispettivamente da S. Polo, a sud di Brescia, da Nave e da Lograto.

Oltre ai vici, che costituivano presumibilmente l'equivalente di villaggi rurali, anche le villae rusticae rappresentarono un modello insediativo che ebbe grande diffusione nel territorio della BAssa Bresciana, oltre che naturalmente in numerose altre zone dell'impero romano.

Rientra in questa tipologia la villa rinvenuta a Monzambano (Mn), in località Mansarine,  non appartenente ma molto prossima al territorio qui considerato. Costituita da due corpi di fabbrica principali, messi in comunicazione da ampi cortili, ad essa doveva essere molto simile la villa scavata presso la strada Betturina a Manerbio.

L'insediamento romano era già stato inpiduato nel 1988 dal Gruppo Storico Archeologico di Manerbio, che aveva condotto delle accurate ricerche di superficie proprio in quella zona. Purtroppo, però, come spesso accade per i siti antichi della provincia bresciana, il livello archeologico riferibile all'edificio era già stato quasi completamente asportato ed è stato possibile solo inpiduare parte delle fondazioni murarie riferibili alla dipendenza rustica della villa. I pochi materiali raccolti hanno permesso di datare il complesso abitativo tra la metà del I ed il IV / inizi V secolo d.C.

Altri edifici, probabilmente simili, esistenti nel territorio sono sttai solamente inpiduati in seguito a ricerche di superficie ed a rinvenimenti fortuiti e forse meriterebbero indagini più approfondite. In particolare: A MAnerbio, Cascine MOnasterino e CAsella; Milzanello, loc. Scuole; San Gervasio, loc. Motta e loc. Casacce...

La probabile presenza di edifici rurali in muratura, ma con connotati persi dalle ville e dimensioni notevolmente inferiori, appare attualmente indicata solo da rinvenimenti di ridotte strutture murarie, laterizi e ceramiche effettuati a: Manerbio via San Gervasio; Offlaga loc. Vallone...

Numerosi ritrovamenti  di soli materiali d'uso (ceramica, metallo, vetro) possono, infine essere in alcuni casi l'indizio dell'esistenza di edifici isolati realizzati con materiali deperibili.

Nelle vicinanze dei siti sinora inpiduati è logico supporre la presenza di necropoli, anche se finora sono state inpiduate in numero molto ridotto. Le sole testimonianze sono tutt'oggi costituite da: parte di una necropoli (24 sepolture databili tra il I e IV secolo d.C.) scavata in loc. Quintane, tre o quattro sepolture di età augustea scoperte in loc. Villa Brandini una databile al IV secolo d.C. in via Cigole ed il recente scavo di una necropoli inpiduata presso il nuovo svincolo dell'autostrada, databile tra la fine del I secolo a.C. ed il I d.C.

 

B.P.

 

Ultima modifica: Mar, 07/07/2015 - 10:08