CERAMISTI A MANERBIO TRA XV E XVII SECOLO

La notizia riportata su alcuni documenti d'archivio dell'esistenza a Manerbio - ai margini dell'abitato - di botteghe di boccalari dalla fine del XV alla fine del XVII secolo ha trovato conferma nel 1987 con il ritrovamento, nel riempimento di un tratto di uno dei canali artificiali che alimentavano i vecchi mulini, di una vasta discarica di frammenti ceramici (più di 4000 unità), molti dei quali erano sicuramente appartenuti ad esemplari scartati durante il corso del processo produttivo (pezzi stracotti, oppure rotti nelle varie fasi della cottura o dell'immagazzinamento; supporti da impilamento nella fornace, a forma di treppiede o di panetto).

Le fonti ci hanno tramandato i nomi di Giovanni Santo Pellegrino, la cui famiglia operò durante tutto il XVI secolo; di Giovanni Pietro da Lonato e Francesco Lurano, boccalari attivi nel pieno 500; del nobile Silvio Luzzago, proprietario di una fornace su un terraglio non meglio precisato; del boccalaro bresciano Bettino Merici, che venne ad abitare a Manerbio alla fine del 500 ed all'inizio del secolo successivo acquistò una casetta in Castello, vicina alla fornace dove svolgeva la sua attività; di Alessandro Cogrosso, che nel 1634 assumeva come apprendista Giovanni Pelusso ed, infine, di Giovanni Battista Guzzoni, attestato verso la fine del XVII secolo come fabbricante sia di boccali che di laterizi.

Il repertorio delle forme ceramiche e delle decorazioni rappresentato nella discarica dell’ex roggia Marianna - rinvenuta a breve distanza dall'area in cui, stando ai documenti ricordati, era ubicata l'officina di Giovanni Santo Pellegrino e dei suoi eredi - è molto vasto e comprende manufatti probabilmente riferibili ad una o più fabbriche e databili, a partire dall'inizio del 400, entro un arco cronologico di circa tre secoli.

Tra le classi ceramiche rappresentate si va dalla graffita arcaica padana all'invetriata, all'ingobbiata monocroma o policroma, alla graffita rinascimentale alla più pregiata e tarda maiolica. Prevalgono le forme aperte, quali ciotole, tazze, piatti e bacinelle di varie dimensioni, ma non mancano anche boccali e piccoli bricchi per contenere e servire cibi liquidi e bevande.

 

LA BOTTEGA DI GIOVANNI SANTO PELLEGRINO

Giovanni Santo Pellegrino, cittadino bresciano, nacque nel 1480 e si trasferì a Manerbio nei primi anni del ‘500. Prese in affitto una casa in contrada Bella Piana e qui aprì la sua bottega artigiana. Dopo la sua morte, avvenuta verso la metà del XVI secolo, gli successe il figlio Giuseppe, che nell’anno 1555 acquistò la casa nella quale aveva abitato il padre. La sua attività di ceramista venne continuata poi da uno dei suoi due figli, Giacomo Filippo, che, non avendo avuto a sua volta eredi maschi, chiuse la bottega di famiglia verso la fine del XVI secolo.

Ultima modifica: Mar, 07/07/2015 - 12:46