LA PRESENZA ETRUSCA NELLA PIANURA PADANA

Gli storiografi antichi sono pressochè concordi nell'attribuire l'intera Valle Padana, escepto Venetorum angulus, agli Etruschi, che vi avrebbero fondato dodici città, quasi a riprodurre la dodecapoli dell'Etruria propria.

Sebbene la documentazione archeologica non ci consenta di trovare conferme definitive a quanto viene tramandato dagli scrittori antichi, le più recenti scoperte e ricerche rivelano una notevole presenza etrusca nella pianura padana, che ha inizio al più tardi nel IX sec. a.C. a Felsina (Bologna) e che nel corso del tempo si configura come un'estesa occupazione del territorio a scopo agricolo, organizzata sia dal punto di vista politico che militare.

Il territorio occupato dagli estruschi comprende ampie zone dell'Emilia e della Romagna sia appenniniche che di pianura ed è nel tempo destinato ad ampliarsi sia verso occidente che verso nord e a ridursi lievemente nell'area romagnola, a favore di una espansione degli Umbri.

Nell' Etruria padana lo sviluppo culturale risulta sostanzialmente parallelo a quello dell' Etruria tirrenica; anche qui le trasformazioni sociali portano nel corso del VII sec. a.C. all'emergere di una classe aristocratica, la cui ricchezza deriva probabilmente dal possesso della terra e dal controllo di alcune importanti vie di collegamento attraverso l'Appennino.

Nel corso del VI sec. a.C. prende avvio un processo di organizzazione dell'area padana, con la rifondazione di Felsina, definita dagli autori antichi princeps Etruriae, e con la fondazione ex novo di alcune città come Marzabotto, Spina, Adria e il Forcello, da cui deriverà in seguito Mantova. 

Responsabili di questo cambiamento sono tradizionalmente considerati gli Etruschi delle regioni interne (Orvieto, Chiusi), spinti dalla necessità di reperire nuove terre da coltivare. Le fonti antiche, infatti, narrano di Ocno, fratello (secondo alcuni figlio) di Auleste mitico fondatore di Perugia, che, per non entrare in contrasto con lui, fonda dapprima Felsina e poi una serie di cittadelle fortificate tra cui anche Mantova.

La documentazione epigrafica, tuttavia, induce oggi ad attenuare l'ipotesi di un movimento coloniale di vasta portata: emerge infatti un apporto sostanziale delle genti che già vi abitano. Probabilmente bisognose di rivitalizzare il proprio modello produttivo, queste si impegnano concretamente nell' opera di ristrutturazione, promossa forse da elementi provenienti dall'Etruria interna alla ricerca di nuove terre da coltivare.

Contemporaneamente la pianura padana richiama anche l'interesse dei Greci, in particolare gli Ateniesi, che, in seguito alla fondazione di Marsiglia da parte dei Focesi prima e poi all'emergere della potenza siracusana nel Titteno, valorizzano le rotte dell' Adriatico per entare in contatto con gli Etruschi e, tramite questi, con le popolazioni celtiche transalpine.

Alla vocazione prevalentemente agricola dell'età villanoviana subentrano altre esigenze che richiedono la creazione di nuove vie commerciali o il potenziamento di quelle già esistenti, allo scopo di garantire i contatti tra Etruria tirrenica da un lato, mondo grego e mondo transalpino dall'altro. Il nuovo sistema di scambi è imperniato su alcuni capisaldi urbani, collocati in posizioni strategiche sul territorio, ognuno con funzioni economiche peculiari, perfettamente integrate tra loro.

Le prime avvisaglie di questo nuovo assetto si collocano tra il 540 e il 530 a.C.; la città di Felsina si ristruttura ampliandosi verso sud, fino a raggiungere un'estensione massima di 170 ettari. Nel settore occidentale sono stati inpiduati alcuni impianti produttivi attivi soprattutto nel V sec. a.C.; un importante centro di culto è stato invece localizzato sul colle alle spalle dell'abitato, dove è possibile identificare l' acropoli della città. Tuttavia sono le necropoli che danno la misura del ruolo di Felsina nell'ambito dell'Etruria padana e che rivelano, grazie alle iscrizioni delle stele funerarie, la presenza di ceti aristocratici, per lo più assenti nelle città coloniali. 

A Marzabotto, collocata a controllo della via che collegava Felsina con l'Etruria settentrionale, hanno sede officine metallurgiche specializzate sia nella fusione del bronzo che nella lavorazione del ferro; ciò implica la disponibilità di materia prima, proveniente con tutta probabilità da Populonia, la presenza di forni adatti alla riduzione del metallo dai suoi minerali, il possesso di strumentazione adeguata e, in ultima analisi, la presenza di una classe di artigiani specializzata.

La fondazione di Spina risale agli anni intorno al 540 a.C. e avviene, probabilmente, su varie isole lagunari collegate tra loro da ponti, seguendo precisi criteri urbanistici, secondo assi ortogonali, che danno origine ad isolati regolari. Lo stesso modello, che attingeva alle esperienze urbanistiche delle colonie greche, viene contemporaneamente applicato anche nella fondazione delle nuove città di Marzabotto e probabilmente anche del Forcello.

Il porto di Spina assicura i contatti commerciali con la Grecia: accoglie i prodotti attici e li ridistribuisce nei centri dell'Etruria padana e, attraverso Felsina, con la quale è probabilmente collegata mediante il fiume Reno (è stato inpduato nelle immediate vicinanze il suo paleoalveo), anche nei territori dell'Etruria propria.

Il grado di potenza raggiunto da Spina nel V sec. a.C. è definito molto bene dalla sontuosità dei corredi funerari del V sec. a.C. e dalla presenza del suo Thesauros nel santuario grego di Delfi. E' possibile che Spina abbia esercitato nel Mediterraneo una sorta di controllo della pirateria che suscitò un particolare riconoscimento da parte dei Greci. Gli abitanti di Spina non appartengono a famiglie aristocratiche ma a un ceto sociale con grandi possibilità economiche, che accetta di vivere in una città sostanzialmente spoglia e circondata da un ambiente difficile solo in virtù degli alti profitti che derivano dal commercio.

Adria, che oggi dista dall'Adriatico circa 25 chilometri, in antico era invece direttamente collegata al mare aperto e al Po. Poco si conosce della città antica, poichè giace a grande profondità sotto quella moderna. Tuttavia alcuni sondaggi hanno rivelato la presenza di strutture lignee analoghe a quelle di Spina. La funzione di questa città, abitata probabilmente allo stesso tempo da Etruschi e Greci, è quella di accogliere le navi greche e farne affluire il carico, attraverso la navigazione fluviale, verso l'interno, in particolare verso il Forcello.

Il Forcello ha funzione di emporio commerciale, ossia costituisce una sorta di avamposto etrusco a nord del Po, dove per via fluviale giungono le merci greche da Spina e da Adria e, via terra, quelle etrusche da Bologna, per poi ripartire alla volta dei mercati transalpini.

A ognuno di questi centri viene riconosciuto un carattere urbano: sono delimitati da opere difensive; in essi sono presenti strutture religiose di carattere pubblico, vi si osserva un'organizzazione interna che distingue le aree destinate ad abitazione da quelle delle attività artigianali, collegate da strade e servite da canalizzazioni per il deflusso delle acque; le necropoli sono disposte lungo le principali vie di collegamento con gli altri centri; talvolta le strade risultano acciottolate o lastricate. Nonostante il ruolo preminente di Felsina, la capitale dell'Etruria padana, ognuna di queste città gode certamente della propria autonomia politica, pur interagendo in un sistema ben strutturato.

La crescita del fenomeno urbano ha come conseguenza lo sviluppo dei ceti artigiani e mercantili veri e propri, non più dipendenti dalle grandi famiglie aristocratiche; sono questi ceti alla base delle trasformazioni sociali in senso democratico ed isonomico, che si riflettono nella struttura stessa degli abitati.

Nelle campagne una fitta rete di insediamenti agricoli assicura una elevata produzione alimentare, che permette il mantenimento della popolazione cittadina e l'esportazione di una parte delle derrate alla volta della Grecia.

L'apparato produttivo dell'Etruria padana raggiunge nel V sec. a .C. il momento di massimo splendore, con un benessere economico generalizzato in tutto il territorio, che favorisce il moltiplicarsi di insediamenti lungo le principali arterie di collegamento.

Nel IV sec. a.C., tuttavia, la storia etrusca della pianura padana volge al permine. A partire dal 388 a.C., i Galli, pisi per tribù, entrano nel-  

l' Italia settentrionale, occupano il territorio degli Etruschi e mettono a sacco la stessa Roma.

Le motivazioni della loro discesa sono da ricercare, secondo gli autori antichi, nell'interesse per la fertilità e la ricchezza della pianura padana.

La documentazione archeologica offre il quadro di una situazione assai complessa, dovuta a processi di trasformazione. Il sistema politico ed economico dell'Etruria padana entra rapidamente in crisi: a Felsina le poche tracce di questo periodo documentano alla fine del IV sec. a.C. una fase prettamente gallica; a Marzabotto si esaurisce l'esperienza urbana e la maggior parte degli insediamenti di pianura è abbandonata. Gli Etruschi mantengono però il controllo di alcuni territori, in particolare la fascia lungo il Po e alcuni punti cruciali negli Appennini.

Mantova, Spina e Adria risultano ancora fiorenti, costituendo una sorta di Etruria padana minore, anche se mutano i flussi commerciali: alla ceramica attica si sostituisce quella etrusca e, in quantità minore, anche quella magno-greca.

Tuttavia si evidenzia anche uno stretto rapporto tra le nuove genti galliche e le popolazioni etrusche che risiedono ancora in questi territori, basato probabilmente sulla conpisione di interessi di ordine economico. I Galli vengono assorbiti nell'ambito dei centri urbani rimasti, dove gli Etruschi mantengono ancora viva la loro identità culturale. E' per questo che Virgilio, in piena età imperiale, può ancora definirsi "etrusco".

 

Civico Museo Archeologico - Assessorato alla Cultura - Comune di Bergamo - Quaderni Didattici n.6 - C'era una volta un abitato etrusco... Un percorso didattico tra documentazione archeologica e ricostruzione storica - Bergamo 1996.

Riferimenti Normativi

Ultima modifica: Mar, 07/07/2015 - 10:05