LE NECROPOLI ROMANE
La precoce presenza romana nel territorio di Manerbio, la cui penetrazione culturale ed economica venne sicuramente facilitata dall'importante tracciato viario che collegava la colonia latina di Cremona con il territorio e la capitale dei Cenomani, è testimoniata da un gruppo di sepolture rinvenute presso villa Brandini, gli oggetti di corredo delle quali sono databili tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C.
Una conferma del fatto che i sepolcreti d'età romana si estendevano generalmente fuori dal centro abitato, lungo le vie di comunicazione, è invece fornita dal recupero di venti sepolture ad inumazione d'età tardo romana presso la Cascina Vinaccesa, poco distante dal tracciato della Brixia-Cremona, dove si è rinvenuto anche un piccolo cippo riutilizzato come segnacolo di un recinto funerario famigliare.
Mentre serviva probabilmente un piccolo complesso rustico - posto su un terrazzo sul Mella - la necropoli con sepolture sia ad inumazione che ad incinerazione costituita da circa trenta tombe, rinvenuta presso la Cascina Fenil Basso nel Comune di Offlaga e databile al III secolo d.C.
Il rinvenimento di una necropoli, oltre a permettere la ricostruzione della vita quotidiana attraverso lo studio degli oggetti di corredo, offre la possibilità di indagare le modalità ed i riti di sepoltura e di scoprire quali credenze e quali superstizioni creassero e sostenessero gli usi funerari antichi. Infatti, la scelta del rito, inumatorio, cioè con la deposizione del cadavere integro nel sepolcro, o incineratorio, con la cremazione della salma ed il seppellimento dei resti, risponde ad esigenze di tradizione familiare, locale, culturale, di uso dei tempi; così anche la tipologia sepolcrale, dalla più semplice deposizione entro fossa in nuda terra alla più complessa struttura di protezione e copertura in laterizi o in pietra, è legata a tali variabili, non ultima la reperibilità dei materiali.
LA NECROPOLI DELLE QUINTANE
Anche la necropoli di località Quintane, della quale sono state individuate e scavate ventiquattro sepolture e che è databile tra gli inizi del I secolo d.C. e la prima metà del III, era probabilmente in relazione con un insediamento, come suggerisce la presenza di un pozzo - in seguito obliterato da una tomba in cassa di laterizi della fine del II secolo d.C. - all’interno del quale sono stati recuperati materiali d’età augustea, epoca in cui presumibilmente avvenne l’abbandono della struttura. Tuttavia il pozzo potrebbe anche essere stato connesso alla sola necropoli ed utilizzata per attingere l’acqua nelle cerimonie lustrali e per la rituale frammentazione dei contenitori, sebbene non si conoscano finora altri casi analoghi.
Infine, il toponimo “Quintane” potrebbe essere messo in relazione con le viae Quintariae, che comprendevano la superficie di una centuria, e quindi con un tracciato stradale di campagna o un limite di proprietà.