Alle radici della storia - La spada celtica di Manerbio

la spada celtica di Manerbio 2016

In occasione delle celebrazioni dei 30 anni del Museo Civico di Manerbio e del territorio prende avvio il progetto “Alle radici della storia. Museo e scuola: didattica per la conoscenza di un territorio. La spada celtica di Manerbio”, incentrato sulla conoscenza da parte del pubblico locale del patrimonio archeologico manerbiese.

Il progetto nasce infatti con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la storia di Manerbio e la sua conoscenza, creando un momento di aggregazione che possa coinvolgere l’intera cittadinanza, oltre che sviluppare il ruolo del museo come luogo di incontro e di crescita culturale.

La città di Manerbio è nota nel panorama archeologico italiano ed europeo per il rinvenimento nel 1927 presso la Cascina Remondina delle celebri falere e per quello del tesoretto di oltre 4000 dracme padane in argento da Gavrine Nuove (1955); questi preziosi materiali costituiscono parte integrante delle collezioni permanenti dei Musei Civici di Brescia. L’importanza di queste scoperte rimarca il ruolo di primaria importanza del centro durante l’epoca celtica.
Per l’occasione verrà esposta una spada rinvenuta nel 1957 in località Roncagnà, nei pressi del fiume Mella verosimilmente pertinente ad un corredo tombale, per molti anni custodita nei magazzini del museo di Santa Giulia.

La spada entrando a far parte integrante del percorso espositivo del museo oltre ad aumentare l’offerta culturale dello stesso, consentirà di dare avvio ad uno studio più approfondito del reperto, già esposto in Museo seppur per un breve periodo nel 1994.
Il progetto, realizzato grazie a un contributo di Regione Lombardia a fronte della partecipazione ad un bando pubblico (L.R. 39/74)), è rivolto in modo particolare al mondo della scuola da quella dell’infanzia (5 anni), alla primaria, alle secondaria di I grado, e offre l’opportunità ad oltre 1000 studenti manerbiesi di svolgere gratuitamente in museo attività didattiche incentrate proprio sul tema dei celti.

Per il pubblico adulto sono invece previste visite guidate serali al museo e conferenze di approfondimento.
Il logo dell’evento è stato realizzato da Roberta Serinelli, studentessa dell’Accademia di Santa Giulia a Brescia nell’ambito del corso di “Marcheting e comunicazione”, a seguito di un percorso di collaborazione iniziato nel 2015. Il ritorno della spada, fortemente sostenuto dall’Amministrazione Comunale, è stato possibile grazie alla collaborazione costante e proficua con la Soprintendenza Archeologia della Lombardia che ha concesso in deposito il bene.

La presentazione al pubblico è prevista per domenica 3 aprile alle ore 15.30 presso il Piccolo Teatro Civico “Memo Bortolozzi”; alle 16.30 si svolgerà un laboratorio didattico rivolto alle famiglie.

I Cenomani
I popoli celtici calarono dalle regioni transalpine in ondate successive a partire dalla fine del V secolo a.C.
Tra di essi cerano i Cenomani che, guidati da Elitovio, si stabilirono nei territori tra Oglio, Po, Adige e la zona prealpina.
Non è nota la loro regione d’origine, e su di essa sono state formulate diverse ipotesi, purtroppo non suffragate da dati archeologici.

Il gruppo era fortemente militarizzato con presidi distribuiti lungo i confini più a rischio, soprattutto sul Mincio, con lo scopo di fronteggiare gli Insubri coi quali intercorrevano rapporti piuttosto tesi, nonostante l’origine comune.
Coi Veneti invece, presenti oltre il confine segnato dal fiume Adige, le relazioni furono sempre buone, anche per la comune alleanza con i Romani.

I celti a Manerbio

Le falere
Nel 1928, presso la cascina Remondina, durante lavori agricoli vennero portati in luce alcuni tra i più significativi e straordinari reperti dell'arte celtica. Si tratta di 14 dischi d'argento decorati a sbalzo, che dovevano ornare i finimenti in cuoio di una coppia di cavalli.
Poco dopo la scoperta furono assegnati in custodia ai Musei Civici di Brescia che erano allora l'unica istituzione museale presente nel territorio bresciano. Questi preziosi oggetti non sono un prodotto diretto dei Cenomani, ma vanno ricondotti all’abilità artigianale di boi o taurisci, attivi verso la fine del II secolo a.C.al di là delle Alpi.
Le falere giunsero in Italia settentrionale attraverso scambi tra personaggi di rilievo, documentando quindi le relazioni diplomatiche intercorse tra Cisalpina e regioni transalpine del Norico e della Pannonia.
Resta ancora ignoto il significato della loro deposizione, difficilmente riconducibile ad un contesto funerario; è più probabile che i finimenti della coppia di cavalli fossero stati donati, come nel caso delle dracme, ad un santuario presente nel territorio di Manerbio.

Il “tesoro” di Manerbio
Nel 1955 in località Gavrine Nuove, a sud di Manerbio, vennero portate alla luce oltre 4194 dracme in argento.
Si tratta del complesso di monete celtiche più importante d’Italia e d’Europa, e quanto giunto fino a noi costituisce probabilmente solo un quarto della quantità originaria, andata dispersa prima che la Soprintendenza Archeologica si attivasse, seppur tempestivamente, per il recupero dei pezzi.
Scoperte casualmente da un gruppo di operai nel mese di agosto, erano custodite all’interno di un vaso che andò in frantumi sotto la pressione delle vanghe; al suo interno era presente una massa di metallo del peso di circa 30 chilogrammi.
La segnalazione ufficiale del ritrovamento si deve all’architetto Guido Marangoni che condusse in sopralluogo a Manerbio l’allora direttore della Biblioteca Queriniana, il professore Baroncelli.
Le monete vennero depositate presso il Medagliere Civico di Milano, dove sono state separate e studiate nel corso degli anni.
Esse appartengono a tre tribù diverse in quantità pressoché equivalenti: 1346 ai Libui, 1460 ai Cenomani, 1382 agli Insubri; la datazione si colloca con buon margine d sicurezza tra 150 e 140/135 a.C. Non è verosimile pensare che nel territorio dell’antica Manerbio circolassero in proporzioni uguali le monete di questi tre popoli; tutto ciò è spiegabile con la formazione di una cassa federale affidata ad un luogo sacro, riconosciuto dai federati come santuario comune.
Oltre alle falere e al tesoro di dracme, la pianura manerbiese ha restituito altri reperti celtici isolati: un torquis in bronzo con estremità a tampone e due armille di forma analoga rinvenuti nell’Ottocento e anch’essi pertinenti verosimilmente a sepolture di cui non si conosce l’esatta ubicazione.

Dal santuario federale alla Minerva romana: l’origine del nome Manerbio
Del luogo sacro al quale i Cenomani affidarono i loro tesori non sono state rinvenute tracce archeologiche; doveva trattarsi di uno spazio riconosciuto tale anche dagli altri popoli coi quali erano legati.
La toponomastica e le testimonianza epigrafiche di età romana che menzionano il vicus Minervius, suggeriscono che la divinità cui era dedicato il santuario fosse la dea della guerra e della ragione, depositaria di patti e alleanze, poi assimilata con la Minerva romana.
La memoria del nome di Minerva rimase fortemente radicato nel territorio gravitante attorno all’orbita cenomane: il santuario di Minerva a Breno, Manerba del Garda e Manerbio appunto, per il quale, data la natura dei ritrovamenti, si ipotizza un ruolo di primaria importanza.
Un santuario “federale”, a carattere internazionale al quale facevano riferimento i maggiori popoli celtici rimasti indipendenti in Italia dopo la guerra annibalica: Cenomani, Insubri, Libui.

Alle radici della storia.
La spada celtica di Manerbio

Museo Civico di Manerbio e del territorio
P.zza Cesare Battisti 2
25025 Manerbio (BS)

Orari di apertura
Martedì, mercoledì e venerdì: 9.00-12.30/14.30-16.30
giovedì 14.30-16.30/20.30-22.30
sabato: 9.00-12.30
domenica: 16.00-19.00
Chiusura settimanale: lunedì
altri giorni di chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre e tutto il mese di agosto

Tariffe:
Ingresso gratuito

Per informazioni e prenotazioni:
Tel. 030.9387293
Fax 030.9387297
Mail: museo@comune.manerbio.bs.it

Ogni secondo giovedì del mese alle ore 21.00 è organizzata una visita guidata al museo a cura del Gruppo Storico Archeologico di Manerbio.

Domenica 31 maggio ore 16.00 è prevista una biciclettata in visita ai luoghi dei più importanti ritrovamenti celtici, in collaborazione con il Gruppo Storico
Archeologico di Manerbio.

Domenica 30 ottobre, ore 16.00 visita alla sezione dell’età del Ferro del Museo di
Santa Giulia a Brescia.

Per informazioni
Tel. 030.9387293
Fax 030.9387297

Allegati

Articolo del Giornale di Brescia

Note: Vedi il documento

Articolo del Corriere della Sera

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Data: 18/03/2016 Ultima modifica: Mer, 23/03/2016 - 12:12